martedì 1 luglio 2014

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martedì 17 giugno 2014

P e r s e f o n e

PERSEFONE
da "Le dee dentro la donna" di Jean Shinoda Bolen


Persefone di Dante Gabriel Rossetti
(Altre immagini alla pagina Immagini di Persefone)


Le dee come archetipi

La maggior parte di noi ha studiato le divinità dell' Olimpo a scuola e ne ha veduto statue e dipinti.
I romani adoravano le stesse divinità dei greci, chiamandole con nomi latini. Gli abitanti dell’Olimpo possedevano qualità molto umane: modi di agire, reazioni emotive, sembianti e mitologia che li riguardano ci forniscono modelli che corrispondono a comportamenti e atteggiamenti umani. Essi ci sono familiari anche perché sono archetipi, ossia rappresentano modelli di esistenza e di comportamento che riconosciamo dall’inconscio collettivo di cui siamo tutti partecipi.

Gli archetipi delle divinità femminili che descriverò in questo libro sono le sei dee dell'Olimpo (Estia, Demetra, Era, Artemide, Atena e Afrodite) con l’aggiunta di Persefone la cui mitologia è inseparabile da quella di Demetra.

Ho poi suddiviso queste sette dee in tre categorie: le dee vergini, le dee vulnerabili e le dee alchemiche (o portatrici di trasformazione).
Le dee vergini erano già classificate insieme nella Grecia antica. Le altre categorie sono una mia scelta.

Modalità di coscienza, ruoli privilegiati e fattori motivanti sono ciò che contraddistingue ogni gruppo. Anche l’atteggiamento verso gli altri, il bisogno di attaccamento e l'importanza attribuita ai rapporti sono palesemente diversi da gruppo a gruppo .
Affinché che la donna possa amare profondamente, lavorare in maniera significativa ed essere sensuale e creativa, occorre che nella sua vita trovino in qualche modo espressione le dee di tutte e tre le categorie.

Le dee vulnerabili

Definisco le dee del secondo gruppo, Era, Demetra e Persefone, dee vulnerabili. Era, nota ai romani come Giunone, era la dea del matrimonio e la consorte di Zeus, sovrano degli dèi dell’Olimpo. Demetra, la romana Cerere, era la dea delle messi. Nel mito principale che la riguarda viene esaltato il suo ruolo di madre. Persefone, in latino Proserpina, era sua figlia, chiamata dai greci anche Kore: ‘fanciulla’.

Le tre dee vulnerabili rappresentano i ruoli tradizionali di moglie, madre e figlia. Sono archetipi dell’orientamento al rapporto, quelle dee, cioè, la cui identità e il cui benessere dipendono dalla presenza, nella loro vita, di un rapporto significativo; esprimono il bisogno di appartenenza e di legame tipico delle donne; sono sintonizzate sugli altri e sono vulnerabili.
Vennero tutte e tre violentate, rapite e dominate o umiliate da divinità maschili.
Quando un legame veniva spezzato o disonorato, ognuna di loro soffriva nel proprio modo caratteristico e manifestava sintomi che assomigliavano alla malattia psichica.
Ognuna di loro subiva anche un'evoluzione che può aiutare le donne a capire profondamente la natura e la modalità delle loro reazioni alla perdita, e le possibilità di crescita attraverso la sofferenza, proprie di ciascuno dei tre archetipi che le dee rappresentano.

Persefone: fanciulla e regina degli Inferi

La dea Persefone, che i romani chiamavano Proserpina o Cora, era venerata in due modi, come fanciulla, o Kore (che significa 'giovinetta') e come regina degli Inferi.
Kore era una giovane dea slanciata e bellissima, associata ai simboli della fertilità: il melograno, il grano, i cereali e il narciso, il fiore che la adescò.

Come regina degli Inferi, Persefone è una donna matura, che regna sulle anime dei morti, guida i viventi agli Inferi e pretende per sé ciò che vuole.

Benché Persefone non fosse una delle dodici divinità dell'Olimpo, era la figura centrale dei Misteri Eleusini, che per duemila anni prima del cristianesimo furono la più importante religione dei greci, nei quali si viveva l’esperienza del ritorno, o del rinnovarsi della vita dopo la morte, attraverso la ricomparsa annuale di Persefone dall’oltretomba.

Genealogia e mitologia

Persefone fu l’unica figlia di Demetra e di Zeus. La mitologia greca, caso insolito, ne tace le circostanze del concepimento.

All’inizio del mito di Demetra-Persefone, Persefone era una fanciulla spensierata, che raccoglieva fiori e giocava con le amiche. Poi all’improvviso Ade emerse sul suo carro da una fenditura della terra, ghermì la fanciulla piangente e la portò nel mondo sotterraneo per farne la propria riluttante sposa.
Demetra non accettò la situazione, abbandonò l’Olimpo, si diede da fare perché Persefone tornasse, e infine costrinse Zeus a cedere ai suoi desideri.
Zeus mandò Ermes, il messaggero degli dèi, a riprendere Persefone.
Ermes giunse nel mondo sotterraneo e trovò una Persefone sconsolata, la cui disperazione si trasformò però in gioia quando scoprì che egli era lì per lei e che Ade l’avrebbe lasciata libera. Tuttavia, prima di lasciarla andare, Ade le diede alcuni semi di melograno che lei mangiò. Quindi salì sul carro con Ermes che la riportò velocemente da Demetra.

Madre e figlia, una volta ritrovate, si abbracciarono con gioia, e Demetra si informò ansiosamente se Persefone non avesse per caso mangiato qualcosa, nel mondo degli Inferi. Lei rispose di aver mangiato alcuni semi di melograno perché Ade l’aveva costretta a farlo "con la violenza e contro il suo volere" (cosa non vera). Demetra accettò la storia, e il ciclo che ne seguì.
Se Persefone non avesse mangiato niente, le sarebbe stata restituita senza condizioni. Invece, avendo mangiato i semi di melograno, ora avrebbe trascorso un terzo dell'anno agli Inferi con Ade, e due terzi nel mondo dei vivi, con lei.

In seguito Persefone divenne regina degli Inferi.
Quando eroi ed eroine della mitologia greca si recavano nel regno dei morti, Persefone era là a riceverli e a fare loro da guida (nessuno la trovò assente. Non c'era mai sulla porta un biglietto che dicesse: "Tornata a casa dalla madre", anche se il mito ci dice che era così per i due terzi dell'anno).

Nell’Odissea, l’eroe Ulisse si recò agli Inferi, dove Persefone gli mostrò le anime di donne leggendarie; nel mito di Eros e Psiche, l’ultimo compito di Psiche fu quello di discendere nel mondo sotterraneo con uno scrigno che Persefone doveva riempire con l’unguento dell’eterna giovinezza per Afrodite; l’ultima delle dodici fatiche di Ercole portò anche lui da Persefone: l’eroe doveva ottenere il suo permesso di portare via Cerbero, il feroce cane da guardia dalle tre teste, che domò e mise al guinzaglio.

Persefone lottò contro Afrodite per il possesso di Adone, il bel giovane che fu amato da entrambe le dee. Afrodite lo aveva nascosto in una cassa e mandato a Persefone perché lo custodisse. Ma nell’aprire la cassa, la regina degli Inferi fu a sua volta rapita dalla sua bellezza e si rifiutò di restituirlo: ora lottava per Adone contro un'altra divinità, come Demetra e Ade avevano fatto per lei. La disputa venne portata davanti a Zeus, il quale decise che Adone avrebbe trascorso un terzo dell’anno con Persefone, un terzo con Afrodite, e che sarebbe stato libero per il tempo restante.

L'archetipo Persefone

A differenza di Era e di Demetra, che rappresentano modelli archetipici dominati da istinti potenti, il modello Persefone non avverte quella spinta.
Se è lei a fornire la struttura portante della personalità, la donna non è predisposta ad agire, ma a essere agita dagli altri, vale a dire ad avere un comportamento condiscendente e un atteggiamento passivo. Persefone nel suo aspetto di fanciulla fa sì che la donna sembri eternamente giovane.

La dea Persefone aveva due aspetti: era Kore e regina degli Inferi.
Questa dualità è presente anche sotto forma di modelli archetipici. La donna Persefone può essere influenzata da uno dei due aspetti, passare dall’uno all'altro, oppure averli entrambi dentro di sé.

Kore: la fanciulla archetipica

Kore era la fanciulla senza nome e rappresenta la giovane che ignora chi sia ed è ancora inconsapevole dei propri desideri o delle proprie forze.
La maggior parte delle donne giovani, prima di sposarsi o di decidere della propria carriera, passa per la fase Kore. Altre rimangono fanciulle per tutta la vita: non si impegnano né in un rapporto, né in un lavoro, né in una meta culturale, anche se, di fatto, vivono un rapporto, hanno un lavoro o frequentano l’università, o addirittura una scuola di specializzazione. Qualsiasi cosa stiano facendo, non sembra la facciano 'per davvero’.
II loro atteggiamento è quello dell’eterna adolescente, indecisa su ciò che vuole essere 'da grande', in attesa di qualcosa o di qualcuno che trasformi la sua vita.

La bambina della mamma

Persefone e Demetra rappresentano un modello madre-figlia assai comune, dove la figlia è troppo legata alla madre per sviluppare un senso di sé indipendente. Il motto che definisce questo rapporto è: "Mamma lo sa meglio di tutti".

La figlia Persefone vuole compiacere la madre. Questo desiderio la spinge a essere 'una brava ragazza', obbediente, attenta, che spesso vive al riparo o 'protetta' da esperienze che presentino anche una minima possibilità di rischio.

Benché la madre sembri forte e indipendente, questo aspetto spesso è ingannatore. Può infatti accadere che alimenti la dipendenza della figlia per tenersela vicina, oppure che abbia bisogno di lei come un'estensione di sé, attraverso cui vive in maniera sostitutiva.

La donna-anima

La nota analista junghiana Esther Harding inizia il suo libro La strada della donna descrivendo il tipo di donna che è 'tutto per qualsiasi uomo'.
È la 'donna anima' che "si adatta a tutti i desideri di 'lui', si fa bella per 'lui', lo affascina, lo compiace". Non "è abbastanza consapevole di sé da essere capace di dare un'immagine di quella che è la sua vita soggettiva".

La Harding parla della facilità con cui la 'donna anima' assume su di sé la proiezione dell'immagine inconscia che un uomo ha della donna (questa anima) e inconsciamente si conforma all'immagine. La descrive così: "È come un cristallo dalle mille facce, che gira automaticamente senza alcuna volontà propria...
Grazie a questa adattabilità viene messa in luce ora una faccia, ora l'altra, ma all'osservatore viene presentata sempre quella che meglio riflette la sua anima".

Un'innata ricettività rende la donna Persefone assai duttile. Se persone significative proiettano su di lei un'immagine o un'aspettativa, all'inizio non si oppone. Segue un modello camaleontico,'prova' qualsiasi cosa gli altri si aspettino da lei. È questa qualità che la predispone a essere 'donna anima'; inconsciamente, si conforma a quello che un uomo vuole che lei sia. Con uno è la fanatica del tennis che è di casa nell'ambiente del circolo sportivo; con un altro siede dietro di lui sulla moto e sfreccia a tutto gas sull'autostrada; e per un terzo è la modella che lui dipinge innocente e ingenua; e agli occhi di lui lo è veramente.

La donna bambina

Prima di essere rapita, Persefone era una donna-bambina, ignara delle proprie attrattive sessuali e della propria bellezza. Questa combinazione archetipica di sessualità e innocenza permea la cultura occidentale, dove la donna desiderabile è la gattina sexy, la donna con il look da ninfetta, che posa nuda per Playboy.
Non è necessario che la donna Persefone sia giovane o sessualmente inesperta perché le manchi il senso della propria sensualità o sessualità.
Fintanto che rimane psicologicamente Kora, la sessualità rimane in lei sopita. Benché piacere agli uomini le piaccia, manca di passione e spesso non ha l’orgasmo.

In Giappone, ancor più che in Occidente, la donna ideale assomiglia a Persefone. È tranquilla, riservata, compiacente; impara che non deve mai dire di no in maniera diretta: viene educata a evitare di disturbare l’armonia esprimendo dissenso o con atteggiamenti sgradevoli. La donna giapponese ideale rimane graziosamente presente, ma sullo sfondo, anticipa le necessità degli uomini e apparentemente accetta il proprio destino.

Guida al mondo degli inferi

Benché la prima esperienza di Persefone nel mondo degli Inferi sia stata quella della vittima rapita, in un secondo tempo ne divenne la regina, la guida a chi visitava quei luoghi. Come nel mito, questo aspetto dell’archetipo si sviluppa come risultato dell’esperienza e della maturazione.

Simbolicamente, il mondo degli Inferi può rappresentare gli strati più profondi della psiche, il luogo dove giacciono 'sepolti' ricordi e sentimenti (l’inconscio personale) e dove si trovano immagini, modelli, istinti e sentimenti archetipici comuni a tutta l’umanità (l’inconscio collettivo).
Quando queste aree vengono esplorate in analisi, nei sogni si producono immagini sotterranee. La sognatrice si trova in uno scantinato, spesso con molti corridoi e stanze che assomigliano talvolta a un labirinto; oppure in un mondo sotterraneo o in una grotta profonda, dove incontra gente, oggetti o animali che la terrorizzano, la spaventano o la interessano, a seconda che tema o no questo regno dentro di sé.

Persefone regina e guida agli Inferi rappresenta la capacità di muoversi fra la realtà egoica del mondo ‘oggettivo' e la realtà inconscia o archetipica della psiche. Quando l'archetipo Persefone è attivo, è possibile che la donna operi una mediazione fra i due livelli, integrandoli entrambi nella personalità, e faccia da guida ad altri che 'visitano' il mondo sotterraneo nei sogni e nelle fantasie, o aiuti coloro che 'vengono rapiti' e che perdono il contatto con la realtà.

Hannah Green, nel suo I Never Promised You a Rose Garden, scrive la propria storia di malattia, ricovero psichiatrico e guarigione di sedicenne schizofrenica che si ritirò dalla realtà, rimanendo in balìa di un mondo immaginario. La Green, per poterne scrivere, dovette ricordare con grande vivezza la propria esperienza. All’inizio si rifugiò nel 'Regno di Yr', un mondo di fantasia che aveva un suo 'calendario segreto', un suo linguaggio e un suo alfabeto. Ma alla fine questo mondo 'sotterraneo' assunse una realtà terrificante; ne divenne prigioniera senza poterne uscire; poteva vedere "soltanto per contorni grigio su grigio, senza profondità, in maniera piatta, come un dipinto".
Quella ragazza era una Persefone rapita.

Ex pazienti psichiatriche, come Persefone, possono fare da guida ad altri in questo mondo sotterraneo. Ho conosciuto anche molte splendide terapeute che da giovani erano state ricoverate per una malattia psichiatrica. Temporaneamente 'prigioniere' di una dimensione dell'inconscio, avevano perso il contatto con la realtà ordinaria. Grazie a questa diretta, non mediata esperienza del profondo e alla guarigione, ora sono di particolare aiuto agli altri. Conoscono tutti i sentieri del mondo sotterraneo.

E infine, ce ne sono alcune che conoscono la Persefone Guida senza aver fatto l'esperienza della Kore prigioniera. Questo vale per molte terapeute che lavorano con sogni e immagini che nascono nella fantasia delle pazienti, perché sono ricettive all'inconscio senza esserne state prigioniere. Conoscono e hanno familiarità con il mondo sotterraneo per intuizione. La Persefone Guida fa parte della loro psiche, è l'archetipo a cui certe donne devono il senso di familiarità che avvertono quando si imbattono nel linguaggio simbolico, nel rituale, nella follia, nelle visioni o nell’esperienza mistica deIl’estasi.

Simbolo della primavera

Persefone Kore, la ‘fanciulla senza nome', è nota a molte donne come la fase della vita in cui erano giovani, incerte e piene di possibilità. Era il tempo in cui aspettavano che qualcuno o qualcosa venisse a dare forma alla loro vita, prima che un altro (qualunque altro) archetipo si attivasse e le facesse approdare a una fase diversa. Nelle stagioni della vita della donna, Persefone rappresenta la primavera.

Come la primavera segue ciclicamente al periodo del dissodamento della terra e ai mesi desolati dell’inverno, portando tepore, più luce e rinnovata crescita alla vegetazione, così Persefone può riattivarsi dopo momenti di perdita e di depressione. Ogni volta che riemerge nella psiche, alla donna ridiventa possibile aprirsi a nuove influenze e cambiamenti.

Persefone è giovinezza, vitalità e potenziale per una nuova crescita. Le donne che hanno Persefone come parte di sé possono rimanere ricettive al cambiamento e giovani di spirito per tutta la vita.

Come coltivare Persefone

La ricettività dell’archetipo Persefone è una qualità che molte donne devono coltivare. Questo vale in special modo per le donne Atena e Artemide, fortemente polarizzate sull’obiettivo, in genere sicure di ciò che vogliono e decise nell’agire, che quando non hanno le idee chiare si sentono disorientate e non sanno come e quando muoversi, o sono incerte su quale sia l'ordine delle priorità. Per questo devono coltivare la capacità tipica di Persefone di attendere che la situazione si modifichi, o che i loro sentimenti si chiariscano.

La capacità di aprirsi ed essere flessibili (o duttili) che caratterizza Persefone (a volte in maniera eccessiva) è un attributo che le donne Demetra ed Era spesso devono sviluppare, se non riescono a vedere altro che le proprie aspettative (Era) o se sono convinte che nessuno 'lo' sappia meglio di loro (Demetra).

Attribuire un valore positivo alla ricettività è il primo passo per coltivare Persefone. Un atteggiamento aperto agli altri può essere sviluppato a livello cosciente prestando ascolto a ciò che gli altri hanno da dire, cercando di vedere le cose dal loro punto di vista e astenendosi dai giudizi critici (o dai pregiudizi).

È possibile sviluppare un atteggiamento aperto anche nei confronti della propria psiche. Un primo passo necessario è la gentilezza verso sé stesse (anziché l’impazienza o l'autocritica), specialmente nei momenti in cui ci si sente come 'un terreno lasciato a maggese'. Molte donne imparano che i periodi di pausa improduttiva possono essere momenti terapeutici di tregua, che precedono un nuovo impulso di attività o di creatività, solo dopo che hanno imparato ad accettarli come una fase e non come una colpa.

Prestare attenzione ai sogni, spesso da buoni frutti. Uno sforzo per ricordarli e scriverli ogni mattina mantiene vive le immagini. Spesso, così facendo, si sviluppa l’intuizione profonda del loro significato, perché è possibile ricordarli e rifletterci su.
Chi cerca di cogliere impressioni extra-sensoriali può anche sviluppare una percezione in tal senso e imparare ad accogliere in sé immagini che nascono spontanee nella mente.

Difficoltà psicologiche

La dea Persefone fu una figlia spensierata fino a che non venne rapita e violentata da Ade, e per un certo tempo fu una moglie impotente, prigioniera e riluttante.
Fu liberata grazie agli sforzi della madre, ma poiché aveva mangiato i semi di melograno, avrebbe dovuto passare parte dell’anno sulla terra con Demetra e parte nel mondo sotterraneo con Ade.
Solo più tardi sarebbe diventata regina e guida al mondo degli Inferi.

Ogni diverso momento del mito ha un correlato nella vita reale. Come la dea, la donna Persefone può evolvere attraverso le varie tappe e maturare come conseguenza di quanto le accade, ma può anche rimanere fissata a una fase.

A differenza di Era e Demetra, che rappresentano istinti forti a cui spesso, per crescere, occorre resistere, Persefone induce la donna alla passività e alla condiscendenza, rendendola facilmente succube degli altri.
Meno caratterizzata e meno definita di tutte le altre dee, ciò che la contraddistingue è la mancanza di orientamento e di iniziativa. Ma di tutte le dee, è quella dotata delle migliori potenzialità di crescita.

Identificazione con Persefone o Kore

Vivere come Kore significa essere l’eterna fanciulla che non si impegna in niente e con nessuno, perché, con una scelta definita, vengono meno le alternative possibili. Per di più, questa donna pensa di avere a disposizione tutto il tempo che vuole per decidere, e quindi di poter aspettare fino a che qualcosa non la spinga ad agire. Vive nel Paese-che-non-c'è, come Wendy con Peter Pan e i bambini smarriti, vagabondando e giocando con la vita.
Se vuole crescere, deve ritornare alla vita reale.
Wendy, naturalmente, fece questo tipo di scelta. Disse addio a Peter Pan e rientrò a volo dalla finestra nella sua camera di bambina lasciata tanto tempo prima, sapendo che ora sarebbe diventata grande.
La soglia che la donna Persefone deve varcare è una soglia psicologica.

Per crescere, deve imparare tanto a impegnarsi, quanto a essere all’altezza di questi impegni. Ha difficoltà a dire di sì e a tenere fede a qualsiasi cosa cui dà la propria adesione. Rispettare gli appuntamenti, terminare gli studi, impegnarsi nel matrimonio, educare i figli o non abbandonare un lavoro, sono tutti compiti difficili per chi vuole giocare con la vita. Crescere implica lottare contro l’irresolutezza, la passività, l’inerzia; quando la scelta cessa di essere un gioco, occorre prendere una decisione e mantenere l’impegno.

Fra i trenta e i quarant'anni, la realtà irrompe nell’illusione di eterna giovinezza della donna Persefone, la quale forse, a questo punto, può incominciare a sentire che qualcosa non va. L'orologio biologico le dice che il tempo per avere un figlio sta scadendo; può rendersi conto che il suo lavoro non ha futuro, oppure guardarsi allo specchio e vedere che sta invecchiando. Guardando le amiche, si rende conto che tutte sono cresciute, lasciandola indietro. Tutte hanno marito e figli, o si sono costruite una carriera. Quello che fanno interessa veramente qualcuno, e in qualche modo, chiaro ma indefinibile, sono diverse da lei, perché la vita le ha toccate, lasciando il segno.

Fino a che il suo atteggiamento rimane quello di una Persefone Kore non si sposerà mai, oppure percorrerà le varie tappe della vita senza mai impegnarsi sul serio.
Farà resistenza al matrimonio perché lo considera dal punto di vista archetipico della fanciulla, per la quale è sinonimo di morte: dal punto di vista di Persefone, infatti, il matrimonio significa il rapimento da parte di Ade, colui che porta la morte. Questa visione del rapporto coniugale e del marito è completamente diversa dalle aspettative di Era, che considerava Zeus l’artefice della propria realizzazione.
La donna Era deve conoscere l’uomo e resistere alla tentazione di impegnarsi in un rapporto sbagliato, spinta com'è dalle aspettative positive proprie dell’archetipo. In caso contrario, quando il matrimonio si dimostra insoddisfacente, rimarrà delusa.
In netto contrasto, la donna Persefone deve resistere all’assunto altrettanto infondato, secondo cui il matrimonio è un rapimento e una morte da combattere o contro cui nutrire risentimento.

Le trappole di Persefone: debolezze di carattere

Quando Persefone si fu riunita a Demetra, la prima domanda che le fece la madre fu: "Hai mangiato niente nel mondo sotterraneo". Persefone rispose di aver mangiato alcuni semi di melograno, e poi mentì, dicendo di esservi stata costretta da Ade: aveva quindi fatto ciò che voleva, senza intaccare l’immagine che la madre aveva di lei.
Pur dando l’impressione di non avere alcun potere di controllo sul proprio destino, e quindi di non esserne responsabile, in realtà lo determinò: mangiando i semi, si garantì di poter trascorrere parte del tempo con Ade.
Le vie traverse, la menzogna e la manipolazione sono potenziali problemi di carattere per la donna Persefone. Sentendosi impotente e dipendente dagli altri, più forti di lei, impara a ottenere ciò che vuole in maniera indiretta: aspetta il momento opportuno per agire, oppure ricorre all'adulazione; dice solo in parte la verità, oppure mente del tutto, anziché affrontare gli altri in maniera diretta.

In genere la donna Persefone evita la collera. Non vuole che ci si adiri contro di lei: sente di dipendere dalla generosità e dall’affabilità degli altri che percepisce, giustamente, come più grave; potenti e quindi, spesso, tratta madre, padre, marito, datori di lavoro, insegnanti, come protettori che si deve ingraziare.
Anche il narcisismo è una trappola per alcune donne Persefone, che possono fissarsi su di sé con tanta ansia da perdere la capacità di rapportarsi agli altri. Il pensiero è dominato da interrogativi sulla propria persona: "Come sembro? Sono abbastanza spiritosa? Sono abbastanza intelligente?". E tutta l’energia se ne va in belletti e vestiti. Passano ore davanti allo specchio. La gente esiste soltanto come riscontro, per fare da superficie riflettente dove loro possono guardarsi.

Nel mondo degli inferi: la malattia psichica

Per una parte del mito, Persefone, prigioniera nel mondo degli Inferi, era una fanciulla triste, che non mangiava e non sorrideva. Questa fase corrisponde a un periodo di malattia psichica che alcune donne Persefone devono attraversare.
Questa donna, quando è dominata e limitata da persone che la tengono legata a sé, è soggetta alla depressione. Nell’insicurezza che la contraddistingue, chiude ermeticamente dentro di sé rabbia o dissenso, senza riuscire a esprimerli o a modificare la situazione in maniera attiva. Comprime invece questi sentimenti negativi ed entra in uno stato di depressione (rabbia rivolta internamente che è repressione e che diventa depressione), che senso di isolamento e di inadeguatezza e autocritica contribuiscono ad alimentare.

La depressione della donna Persefone non assume toni drammatici, ma sfuma in un lavorio di cesello. La sua personalità chiusa si ritrae ancor di più, la passività aumenta, le emozioni si fanno inaccessibili. Appare minuta e diafana. Come Persefone quando venne rapita nel mondo sotterraneo, non mangia e non ha niente da dire. Sia fisicamente che psicologicamente, il suo aspetto incorporeo, con l’andare del tempo, si fa ancor più marcato. Guardare una Persefone depressa è come guardare un fiore che appassisce.
La donna Demetra, quando si deprime, sovrasta immensa e condiziona fortemente chi la circonda. Prima dell’episodio depressivo è in genere una figura energica e centrale, e quindi, con la depressione, il suo comportamento subisce un cambiamento evidente. La donna Persefone, invece, che fin dall’inizio non è stata mai appariscente, quando si deprime diventa una presenza sempre più sfumata.

La Demetra depressa suscita in chi le sta intorno senso di colpa, impotenza o collera per il biasimo che lascia intendere. La Persefone depressa non provoca negli altri questi sentimenti. Al contrario, sono gli altri a sentirsi esclusi da lei. È lei che si sente colpevole, biasimevole, impotente. E spesso si sente a torto colpevole per qualcosa che ha detto, pensato o fatto. La Demetra depressa, quindi, è una presenza massiccia al centro della famiglia, mentre la Persefone depressa sembra scomparire nelle stanze più appartate.

Alcune Persefone si ritirano in un mondo di ombre fatto di immagini interne, di pensieri reconditi e di vita fantasticata, in un mondo a cui solo loro hanno accesso.

Il motivo per cui Persefone si è isolata eccessivamente o si è ritirata in quel mondo può essere stato il tentativo di allontanarsi da una madre invadente o da un padre violento. Una paziente Persefone mi diceva: "Avevo i miei posti speciali: dietro alla grossa sedia scura, in un angolo del salotto, sotto l’albero i cui rami toccavano terra e mi riparavano alla vista. Là andavo a nascondermi. Vi passavo ore e ore, da bambina, per lo più sognando a occhi aperti, facendo finta di essere ovunque tranne che in quella casa, con quelle persone".

Talvolta, l’inquietudine per il mondo interno, dove si ritira ogni volta che sente il mondo reale farsi troppo difficile o esigente, la esclude dagli altri. Tuttavia, può arrivare il momento in cui quello che un tempo era un rifugio diventa una prigione. La donna Persefone può rimanere confinata nel suo mondo di fantasia ed essere incapace di fare ritorno alla realtà ordinaria.

Ritirandosi gradualmente dalla realtà, alcune Persefone scivolano nella psicosi: vivono in un mondo pieno di fantasie simboliche e di significati esoterici e si percepiscono in maniera distorta. Talvolta la malattia psicotica può servire da metamorfosi, un modo che queste donne hanno per spezzare i condizionamenti e le proibizioni che limitavano la loro vita: diventando temporaneamente psicotiche, possono guadagnare accesso a una più vasta gamma di sentimenti e a una più profonda consapevolezza di sé.

Ma gli psicotici rischiano di rimanere prigionieri del mondo degli Inferi. Alcune donne Persefone (come Ofelia nell’Amleto di Shakespeare), rimanendo psicotiche, evitano la realtà quando questa si fa troppo dolorosa. Altre, invece, fanno questa esperienza con l'aiuto di una terapia e imparano a crescere, diventando più sicure e indipendenti.

Dopo che Persefone emerse dal mondo degli Inferi, Ecate le fu compagna inseparabile.
Ecate, dea della luna nera e dei crocicchi, regnava sugli arcani e notturni regni dei fantasmi e dei demoni, della stregoneria e della magia.

La donna Persefone che emerge dalla malattia psicotica può acquistare una penosa capacità di discernimento, che le fa intuire il significato simbolico degli eventi.
Quando guarisce e ritorna nel mondo, dopo un periodo di ricovero, spesso ha la consapevolezza dell’esistenza di un'altra dimensione, che può essere definita in termini simbolici come 'avere Ecate per compagna'.

Modi di crescere

Per impegnarsi, la donna Persefone deve lottare con la Kore che è in lei. Deve decidere di sposarsi e dire di sì senza riserve mentali. Se lo fa, il matrimonio può gradualmente trasformarla da eterna fanciulla in donna matura.

Se affronta un lavoro, anche in questo caso deve impegnarsi a non abbandonarlo, sia per realizzare la propria crescita personale, sia per avere successo.

La donna Persefone può superare la dimensione della Persefone Kore se è costretta ad affrontare la vita con le sue sole forze e prendersi cura di sé. Per molte figlie viziate, la prima volta in cui si realizza questa possibilità di indipendenza è il divorzio. Fino a quel momento, hanno fatto esattamente quanto ci si aspettava da loro: sono state figlie protette e hanno sposato giovani come si deve. Se hanno divorziato, in parte è perché consideravano il matrimonio una prigione. Il matrimonio non le ha trasformate: al contrario, ora scoprono che il rito di passaggio è il divorzio. Soltanto quando non hanno più qualcuno che fa le cose per loro, o di cui lamentarsi, certe donne Persefone possono crescere. Il bisogno diventa il loro maestro, quando devono affrontare i rubinetti che perdono, i conti che non tornano e la necessità di lavorare.

La donna Persefone può crescere seguendo molte direzioni diverse che fanno parte del potenziale inerente all’archetipo, attivando gli archetipi di altre dee, o sviluppando l'Animus.

Diventare una donna appassionata e sensuale

Persefone può essere una donna frigida, che quando fa l'amore si sente violentata, o semplicemente condiscendente. È lei che dice: "È appena passata una settimana e so che fare l'amore con me già lo annoia"; "Quando facciamo l’amore penso alle ricette di cucina"; oppure: "Qualche volta ho veramente il mal di testa"; oppure ancora: "Fare l'amore mi fa male".

Ma può anche trasformarsi in una signora sensuale e sexy. Spesso ho avuto sentore di questa trasformazione in donne che sono passate nel mio studio, o nelle mogli di uomini che me ne hanno parlato.
E in realtà, l’iniziazione sessuale, che mette la donna in contatto con questa dimensione, è un potenziale dell'archetipo Persefone conforme alla sua mitologia. Una volta che Persefone fu diventata regina degli Inferi, stabilì un legame o un vincolo con Afrodite, dea dell'amore e della bellezza, di cui Persefone può rappresentare l’aspetto sotterraneo; Persefone è una sessualità più introversa, o una sessualità sopita.

Nel mito, Adone fu amato tanto da lei quanto da Afrodite.
Ed entrambe le dee hanno in comune il simbolo del melograno.
Inoltre, il fatto che Persefone avesse accettato il melograno da Ade,significava che sarebbe tornata da lui di propria volontà.
Con questo atto cessava di essere una sposa riluttante. Divenne sua moglie e regina degli Inferi, non più la sua prigioniera. Nella vita reale, talvolta dopo anni di matrimonio, può accadere che una moglie Persefone cessi di sentirsi prigioniera di un marito opprimente ed egoista con il quale ha condotto fino a un certo momento una vita coniugale carica di risentimento. Solo quando riesce a vederlo come un uomo vulnerabile, rispettabile e imperfetto, solo quando riesce a sentire che la ama, può provare sentimenti diversi.
Quando la percezione si trasforma, per la prima volta da quando sono sposati, egli saprà che lei sta con lui per restare e che lo ama. In questo nuovo contesto di fiducia e di apprezzamento, lei potrà provare per la prima volta l’orgasmo e vedere il marito come Dioniso, colui che risveglia in lei la passione, anziché come Ade, colui che l’ha rapita.

Nell’antica Grecia, lo spirito inebriante di Dioniso portava le donne al culmine dell’estasi sessuale. Il dio veniva adorato in baccanali sulle montagne dalle donne greche, che periodicamente lasciavano il ruolo tradizionale di donne rispettabili, il focolare e la casa per partecipare alle orge religiose. Dioniso le trasformava in menadi sfrenate.
La tradizione e il mito legano insieme Ade e Dioniso: si diceva che Dioniso dormisse nella casa di Persefone, negli intervalli fra un suo ritorno e l’altro sulla terra.
Il filosofo Eraclito diceva: "Ade e Dioniso, per i quali loro (le donne) impazziscono e infuriano, sono la stessa persona".

La moderna Persefone può fare un analogo incontro 'dionisiaco'.
Una donna mi disse: "Dopo aver lasciato mio marito mi sono messa in cerca di che cosa fosse mancato nel mio matrimonio. Ho capito che molto dipendeva da me: formalista, bene educata, mi sono vista come una smorfiosa".
Un giorno, in un caffè, incontrò un uomo che divenne il suo amante. Era molto sensuale e la aiutò a diventare consapevole di "terminazioni sensibili di cui non avevo mai avuto sentore prima".

La scoperta di una disposizione all’esperienza religiosa dell’estasi

L’affinità archetipica della dea Persefone con Ecate e Dioniso può predisporre alle qualità estatiche e numinose, da sacerdotesse, che alcune donne Persefone sviluppano.
Si sentono inebriate dai rituali e possedute da una divinità. Nell’ambito del Cristianesimo, le donne mosse in tal modo dallo spirito possono diventare 'carismatiche' che 'parlano in lingue'. E oggi, con il revival del culto della dea, dove danze a spirale ne evocano lo spirito, alcune donne che di giorno sembrano comuni Persefone, di notte diventano altrettante Ecate arcane, o menadi dionisiache.
Lo sviluppo delle potenzialità di medium o sensitiva
Come guida dei mortali che andavano a visitare l'oltretomba per incontrarsi con le ombre dei morti, Persefone aveva una funzione metaforicamente simile a quella dei medium che tengono sedute spiritiche o che permettono agli spiriti dei morti di parlare attraverso di loro. L'estensione della sua personalità, con la ricettività diffusa e la mancanza di concentrazione su un punto specifico che la caratterizza, facilita anche la percezione extrasensoriale. Per sviluppare le capacità sensitive, la donna Persefone deve trascendere l’identificazione con la Kore e trovare in sé l’elemento Persefone-Ecate che non si lascia spaventare dalla dimensione dell’arcano, si sente a casa sua nel mondo degli Inferi, e ha la saggezza di riconoscere quando si trova a un bivio pericoloso e deve cercare una via più sicura.

La guida al mondo degli inferi

Una volta che la donna Persefone sia scesa nelle profondità di sé stessa, abbia esplorato il regno profondo del mondo archetipico e non tema di farvi ritorno per ripeterne l’esperienza, è in grado di mediare fra la realtà ordinaria e quella non ordinaria.
Ha fatto esperienze irrazionali arcane o terrificanti, ha avuto allucinazioni o incontri spirituali numinosi.
Se riesce a trasmettere ciò che in tal modo ha appreso, può diventare guida agli altri. E una donna Persefone che sia stata nel mondo degli Inferi e ne abbia fatto ritorno, può anche diventare una terapeuta-guida, capace di mettere in comunicazione gli altri con il loro mondo profondo, guidandoli alla ricerca del significato simbolico e alla comprensione di quanto scoprono in esso.


Tratto e adattato da “Le dee dentro la donna” di Jean Shinoda Bolen, Astrolabio-Ubaldini Editore, 1991
Inserito nel sito www.ilcerchiodellaluna.it il 16 settembre 2006
 
 
 

domenica 25 maggio 2014

L u i s a .



Nel cattolicesimo vengono individuati tre tipi di martirio:
il martirio bianco
il martirio verde
il martirio rosso

Il martirio bianco consiste nell'abbandono di tutto ciò che un uomo ama a causa di Dio.

Il martirio verde consiste nel liberarsi per mezzo del digiuno e della fatica dai propri desideri malvagi, o nel soffrire angustie di penitenza e conversione.

Ill martirio rosso consiste nel sopportare la Croce o la morte a causa di Gesù Cristo (Omelia irlandese del VII secolo)

Il martirio rosso venne spesso considerato in passato il battesimo purificatore di ogni peccato: subendo il martirio la santità era assicurata, non potendo più peccare. Per tale ragione il martirio nell'antichità era non solo accettato ma addirittura ricercato specie negli ambienti impregnati di gnosticismo.





oggi, rinata nella pace